Otaku Revolution ~ [Anime, Manga, GDR, Jap Lessons, Tutorial Manga e tanto altro!]

Posts written by Fay D. Flourite

  1. .
    Ci sta da dio.
    Complimenti Kami-sama *-*
  2. .
    Hyuu~!
    Ne prendo subito uno e lo schiaffo in firma v.v
  3. .

    Gli Otaku



    Otaku è un termine della lingua giapponese che dagli anni ottanta è utilizzato anche per indicare le persone interessate in modo ossessivo a qualcosa, generalmente manga, anime, e videogiochi.

    In Italia, in Francia e negli Stati Uniti, il termine viene usato per indicare sia gli appassionati di fumetti e cartoni animati giapponesi, che le persone appassionate a qualcosa. Il termine non ha mai avuto il significato negativo avuto in Giappone, né è usato per indicare una persona monomaniaca o socialmente isolata. In Occidente otaku è generalmente affine a geek, nel peggiore dei casi è sinonimo di nerd o di devianza sociale.

    Otaku si riferisce anche all'influente subcultura, emersa in Giappone alla fine degli anni settanta, e connessa a questo fenomeno sociale del pop giapponese.

    Origine e significato del nome

    In giapponese la parola otaku significa la sua casa . Il termine è composto dalla preposizione onorifica o (お) e dal sostantivo taku (宅) che significa casa, dimora, a casa. Per estensione il termine è utilizzato anche come pronome di seconda persona onorifico quando ci si rivolge a qualcuno che non si conosce (un corrispettivo dell'italiano Lei), usato tra pari assume un significato ironico o sarcastico.
    Verso la fine degli anni settanta i disegnatori di anime e manga Haruhiko Mikimoto e Shoji Kawamori usavano chiamarsi a vicenda usando la parola otaku come appellativo sarcasticamente onorifico.La parola è pronunciata dal personaggio Lynn Minmay nell'anime Macross (1982) di Shoji Kawamori.
    Tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta il termine si diffuse nel gergo degli appassionati di anime e manga come appellativo distintivo. Nel 1983 il giornalista Akio Nakamori scrisse Otaku no kenkyū (『おたく』の研究?), un saggio sullo stile di vita dei nerd che frequentavano il quartiere di Akihabara a Tokyo. Akio Nakamori utilizzò la parola otaku per distinguere le persone che condividevano la passione per i manga, gli anime, i videogiochi e i loro protagonisti.
    La forma recente del termine[9] si impose dunque negli anni ottanta, e si distingue dal primo significato essendo scritta solo in hiragana (おたく?) o katakana (オタク?), o raramente in rōmaji. La scrittura giapponese permette infatti di distinguere i due significati: お 宅 (otaku) è casa, mentre オタク (otaku) è la passione monomaniacale cui fa riferimento questo articolo. Pertanto, anche se molte persone anziane continuano a utilizzare il termine solo nella sua accezione originaria, nel giapponese moderno un otaku è un fan appassionato o ossessionato da un particolare tema, argomento o hobby. Il termine viene usato anche per identificare la subcultura che in Giappone circonda manga, anime e videogiochi.

    Nel 1989 Akio Nakamori, il giornalista che si era già occupato del fenomeno Otaku nel 1983, pubblicò un articolo su Tsutomu Miyazaki, un feroce serial killer ossessionato dagli hentai manga, che aveva violentato e ucciso quattro bambini di cui aveva anche mangiato parti dei corpi. Nell'articolo il mostro Miyazaki fu definito l'assassino otaku. Molti giornali giapponesi pubblicarono una foto impressionante della stanza del mostro, in cui erano ammassate migliaia di videocassette e fumetti che ricoprivano le finestre e le pareti fino al soffitto. Queste circostanze diedero al termine forti connotazioni negative e in Giappone, durante gli anni novanta e per buona parte degli anni 2000, gli otaku furono considerati, nella migliore delle ipotesi, dei disadattati, comunque generalmente mal visti.
    Dagli anni 90 la subcultura otaku finì dunque sotto i riflettori dei media giapponesi e divenne argomento nel dibattito sulla gioventù giapponese. Probabilmente per i riferimenti alla casa contenuti nel termine e per la fama di emarginati e disadattati, negli anni 2000 gli otaku sono stati associati anche agli hikikomori e ai NEET.L’insorgere del fenomeno Hikikomori in Giappone. da "The sociological review" cit. in www.sowith.com, 2008
    Nel 1990 il sociologo tedesco Volker Grassmuck aveva descritto gli otaku come dei feticisti dell'informazione. Nel 2000 l'artista giapponese Takashi Murakami ha dichiarato di riconoscere nell'estetica otaku una manifestazione culturale, sotottovalutata e ingiustamente disprezzata, che rispecchia il nuovo Giappone. Secondo lui la discriminazione degli otaku è simile a quella perpetrata nei confronti degli hinin in epoca Edo, ed è un retaggio della struttura gerarchica e discriminatoria di quel periodo della storia del Giappone che continua e caratterizzare la moderna società giapponese. Nel 2001 lo scrittore statunitense William Gibson ha definito gli otaku ossessivamente appassionati, più interessati all'accumulo di informazioni che di oggetti. Nel 2005 il Washington Post ha raccontato la ghettizzazione degli otaku di Akihabara, e nel 2006 la rivista Wired ha descritto un otaku senza connotazioni negative o asociali, come un elegante geek ossessionato da una passione.

    I tipi di Otaku



    Gli otaku si suddividono in diverse categorie a seconda degli interessi specifici, ma la parola può essere collegata a qualunque mania, hobby, passione o ossessione: ci possono essere otaku della musica, delle arti marziali, della cucina e così via. Nel senso monomaniaco si utilizzano spesso nomi peculiari, per esempio un otaku malsano è un kimo-ota (contrazione di kimoi otaku).

    Questi alcuni tipi di otaku:

    * Akiba-kei (秋葉系?), che trascorrono molto tempo nel quartiere di Akihabara a Tōkyō e sono ossessionati principalmente da anime, idol e videogiochi.

    *Anime otaku o aniota, maniaco degli anime.

    *Cosplay otaku, maniaco del cosplay.

    *Figure moe zoku, collezionisti di PVC Figure (Staction figure realizzate con Cloruro di polivinile).
    Gēmu otaku, maniaco dei videogiochi.

    *Itasha (痛 车?), è la mania di decorare le automobili con i personaggi, prevalentemente ragazze cute di anime, manga o videogiochi. Gli Itasha otaku frequentano luoghi come Akihibara a Tokyo, Nipponbashi a Osaka, e Osu a Nagoya. Le manie per le decorazioni di moto e biciclette sono chiamate rispettivamente itansha (痛単車?) e itachari (痛 チャリ?).

    * Manga otaku, maniaco dei manga

    * Pasokon otaku, maniaco dei pc

    * Wota (precedentemente idol otaku), maniaco delle idol.

    Esistono anche otaku donne, che nel 2008 frequentavano Otome Road, una strada del quartiere Ikebukuro a Tokyo, o il bar Edelstein, sorto nel 2007 a Shibuya, e ispirato all'omonimo manga culto del 1970 ambientato nei primi anni del XX secolo in un collegio in Germania.
    Le passioni e gli interessi specifici degli otaku alimentano un vasto e diversificato mercato di oggetti di consumo, ad esempio, tra la grande varietà di elementi che caratterizzano una tipica stanza di otaku, possono esserci i dakimakura, grandi cuscini da abbracciare su cui sono stampate le immagini delle protagoniste di anime, manga o videogiochi.

    Fonti: x
  4. .

    Cos'è un "Manga"?



    Manga è un termine giapponese che indica in Giappone i fumetti in generale, mentre nel resto del mondo viene usato per indicare "storie a fumetti giapponesi".
    In Giappone i manga non rappresentano un genere od uno stile, ma sono chiamati così i fumetti di qualunque target, tematica ed anche nazionalità, poi eventualmente distinta in "Nihon no manga", "Itaria no manga", e così via.

    Al di fuori del Giappone, il termine manga è invece usato per indicare semplicemente i fumetti giapponesi anche se poi la loro diffusione nel resto del mondo ha fatto sì che alcune convenzioni grafiche del manga siano divenute col tempo così caratteristiche da influenzare in parte lo stile del fumetto anche all'estero, portando alla nascita di opere similari in Sud Corea con i "manhwa" e in Cina, Taiwan ed Hong Kong con i "manhua". In Francia nacque addirittura "la nouvelle manga", cioè una corrente fumettistica che lega insieme le bande dessinée (fumetti franco-belgi) con gli stessi manga; negli Stati Uniti venne coniato il termine "Amerimanga", per indicare i manga statunitensi.

    Il termine manga significa letteralmente "immagini libere", "immagini stravaganti". Fu inizialmente usato alla fine del XVIII secolo in alcune pubblicazioni, come il libro d'illustrazioni "Shiji no yukikai" di Santō Kyōden, e il "Manga hyakujo" di Aikawa Minwa, entrambi del 1798. In seguito fu anche usato dal famoso artista giapponese Hokusai nell'Hokusai manga del 1814.

    Rakuten Kitazawa fu, invece, il primo disegnatore ad utilizzare la parola manga ottenendola dagli ideogrammi "man" cioè libero, stravagante e "ga" immagine che però viene tradotto nel suo attuale significato di fumetto.

    Tendenzialmente in Europa si identifica il fumetto con una produzione per bambini e ragazzi. I manga, con le loro figure dai tratti spesso infantili (come gli occhi grandi) ad un occhio inesperto, suscitano inizialmente una certa confusione. L'origine di questa caratteristica è un prestito culturale che si fa risalire al 1946 quando il famoso autore Osamu Tezuka (1928-1989), soprannominato il dio dei manga vide pubblicato il suo primo manga (Ma-chan no nikki). Egli stesso, grande ammiratore di Walt Disney, ammette di essersi ispirato nel manga Kimba, il Leone Bianco allo stile del Bambi disneyano (curiosamente in seguito la Disney, per via di alcune polemiche sulla somiglianza tra Il re leone e Kimba, il Leone Bianco, ha ammesso di essersi ispirata a sua volta all'opera di Tezuka). Tuttavia, ormai è difficile considerare lo stile di disegno come "manga", poiché numerose pubblicazioni presentano stili di disegno molto differenti, ad esempio Angel Heart oppure Berserk. La differenza più evidente tra il fumetto manga e quello occidentale risiede nelle modalità di narrazione, regìa, impaginazione ed il rapporto che la storia ha con i personaggi.
    Il fumetto giapponese possiede una gabbia di impaginazione più larga rispetto all'occidentale (180x270mm); il formato standard di lavorazione è il B4 serie JIS (257 × 364 mm) per i volumi professionali e A4 (210 × 297 mm) per le doujinshi, invece l'occidentale è in genere elaborato su un formato molto grande, dall'A3 in su. Mentre l'occidentale è formata da uno schema di gabbia formato da 12 quadrati, il manga si sviluppa su un numero medio di 6-8 quadrati, (come il fumetto Disney) a parte eccezioni ad esempio negli shonen o le scene veloci, che hanno uno schema con più quadrati, arrivando a sfiorare la frequenza di riquadratura occidentale.

    Il manga giapponese si legge al contrario rispetto al fumetto occidentale, cioè dall'ultima alla prima pagina (secondo le consuetudini orientali), con la rilegatura alla destra del lettore e le pagine "libere" alla sinistra. Anche le vignette si leggono da destra verso sinistra, dall'alto verso il basso. Esistono, tuttavia, alcuni manga che si leggono da sinistra verso destra, cioè secondo l'usanza occidentale.
    Nel corso del tempo ci sono stati alcuni mutamenti nella disposizione delle vignette. Inizialmente prevaleva la disposizione verticale; successivamente, nei tardi anni quaranta, è stata introdotta anche la disposizione orizzontale, quella attuale. Nelle storie più accurate dal punto di vista stilistico, queste due disposizioni si sovrappongono e vengono entrambe usate, creando un percorso di lettura piuttosto complesso per le abitudini del lettore occidentale, ma con un preciso intento stilistico. In realtà, un lettore giapponese, allenato alla lettura non alfabetica, riesce più facilmente di un lettore occidentale alle prime armi a orientarsi in questo universo di segni, dove gli viene offerta una grande libertà di percorso. Gli occhi vagano nella pagina cogliendo inizialmente alcuni dettagli, scelgono di soffermarsi prima su alcuni tipi di testo e poi su altri, ricavando alla fine non una lettura analitica di contenuti, ma una coinvolgente impressione generale di ciò che sta accadendo.
    A differenziare il manga dagli altri stili fumettistici è innanzitutto l'importanza che viene data all'atmosfera, alle emozioni ed all'introspezione dei personaggi. Vi è uno studio più approfondito dell'impaginazione, basato sui tagli e le inquadrature: queste ultime rimangono le stesse utilizzate in qualsiasi altro stile fumettistico, ad eccezione del piano d'azione, che non viene quasi mai utilizzato. Per quanto riguarda ai tagli delle vignette, possiamo dividerle in:


    Ordine di lettura di un manga:

    Orizzontali: utilizzate nello stesso tempo per creare uno stacco fra lo schema a due vignette affiancate, quindi per guidare meglio lo sguardo di lettura, ma anche per un ritmo di lettura più lento. (nel caso del fumetto di lettura giapponese. Per quanto riguarda la lettura occidentale è il contrario)
    Verticali: il contrario delle vignette orizzontali per quanto riguarda al ritmo (non dimentichiamo che per la lettura occidentale è l'inverso).
    Diagonali: singole o combinate con inquadrature altrettanto inclinate, generano un'atmosfera di tensione emotiva e possono essere calanti o ascendenti. A seconda delle due, la situazione "precipita" o si tranquillizza, sfumando in una situazione meno tesa.
    Vignette chiuse o aperte: quasi esenti dal fumetto occidentale, nel fumetto giapponese hanno un'importanza vitale, in quanto una vignetta fino al Tachikiri guida quasi sicuramente il lettore verso la pagina successiva ed è utile per le scene molto importanti, contrariamente alle vignette chiuse.
    Inizialmente, i manga pubblicati in Italia avevano senso di lettura occidentale (le tavole venivano quindi prima ribaltate, e poi editate). Furono i Kappa Boys ad introdurre anche qui il senso di lettura originale, con la pubblicazione di Dragon Ball per Star Comics, anche per via dell'editore originale Shūeisha che non apprezzava il ribaltamento delle tavole.



    I dialoghi, (anche se il manga tende ad "illustrare" e non "spiegare") sono posti in balloon variabili, che vanno dal molto piccolo, al molto grande. Questa differenza può essere data dal volume che ha il dialogo in quel momento, piuttosto che dall'importanza che ha lo stesso nella scena. Una frase shockante sarà più importante di una di sfondo, per cui verrà posta in una nuvola molto grande (nel fumetto occidentale l'importanza della frase viene data in genere dall'evidenziare con una scritta in grassetto). Si preferiscono dialoghi brevi, per evitare che il lettore si intimorisca di fronte ad un discorso troppo lungo e lo salti, inoltre in Giappone si preferisce scriverli a mano, piuttosto che con qualche strumento vettoriale, molto in uso in occidente. Le didascalie sono rare.

    Abitualmente in Giappone si utilizzano materiali realizzati appositamente per questo tipo di fumetto, come fogli riquadrati in ciano (colore non visibile in scannerizzazione bianco e nero), pennini con varie modulazioni, righelli appositamente preparati per le linee cinetiche, retini ed attrezzi per applicarli. Generalmente la tavola manga non è né a colori né in scala di grigi, ma in bianco e nero, scelta che deriva dall'utilizzo che il volume manga ha: essendo inizialmente un prodotto da pubblicare su riviste contenitore, in Giappone raramente le si conserva e per evitare spese di stampa inutili, si preferisce utilizzare un'economica stampa in bianco e nero; oltre a questo, la rivista contenitore è una sorta di "anteprima", per attirare consensi per un titolo da parte dei lettori, per poi in un futuro, stampare i volumi tankōbon ad esso riservati. Le ombre, anche mantenendo il bianco e nero, vengono date raramente dai neri pieni e più facilmente dai retini grattabili ed i colori delle eventuali pagine a colori di edizioni speciali e delle riviste, vengono tendenzialmente realizzate a china oppure a pantone (i più famosi ed usati sono i copic). In Occidente non si bada troppo a quale materiale utilizzare ed i tempi di consegna sono decisamente più larghi, permettendo così al fumettista di potersi permettere di utilizzare scelte tecniche più elevate e strumenti più ampi.

    Il fenomeno manga comincia ad affermarsi maggiormente agli inizi degli anni novanta, grazie a case editrici come la Granata Press, con la pubblicazione di Ken il guerriero e di riviste come Mangazine e Zero, e successivamente la Star Comics, che pubblica, tra gli altri, il manga Dragon Ball.
    Altre case editrici di manga in Italia sono: Flashbook Editore, specializzata in manga e manhwa coreani, Planet Manga della Panini, Jpop e Planeta De Agostini. Di recente si è aggiunto l'editore GP Publishing, della Giochi Preziosi, che si avvale della consulenza dei Kappa Boys, prima alla Star Comics. Dal 2008 anche la Disney ha iniziato a pubblicare manga nella collana Disney Manga, tra cui Kingdom Hearts. Il loro successo in Italia ha fatto sì che manga e anime venissero citati anche in alcune opere letterarie giovanili, come per esempio nel romanzo di Isabella Santacroce Destroy, in cui la protagonista, Misty, è un'accanita lettrice di fumetti giapponesi, oppure in Come un fumetto giapponese di Gianfranco Liori dove il protagonista, anche qui otaku accanito, scappa di casa per recarsi alla più importante manifestazione di fumetti italiana, il Lucca Comics.
    Ultimamente il manga "made in Italy" sta tentando di emergere, con iniziative spesso precarie e tentativi andati a vuoto. Nel 1997, ad esempio, la casa editrice Comic Art pubblicò una serie di fumetti intitolata "Spaghetti manga", manga realizzati da autori italiani, che però non ebbe molto successo. Pugno! di Roberto Recchioni fu uno dei titoli di maggiore rilievo. Altre riviste contenitore, dedicate anche ad autori italiani, non sono riuscite ad avere un successo apprezzabile, come nel caso di Yatta! (soprattutto dedicata ai manga giapponesi, ma anche con iniziative internazionali), rivista mensile pubblicata da Play Press durante il triennio 2004-2006 su modello delle riviste giapponesi di manga, oppure la recentissima Mangaka, della Coniglio Editore, interrotta ufficialmente all'inizio del 2010 dopo appena due numeri. Gli unici tentativi andati più o meno a buon fine sono di natura semi-amatoriale, come la rivista on line Mangaijin, in piedi da circa tre anni.

    Fonte: x
  5. .
    Manga!
    No censure, immagini più belle e.. tutto più chiaro! :3
  6. .
    Non chiedermelo, hanno una fantasia incomprensibile avvolte xD
  7. .
    E' soprattutto grazie agli utenti che un forum va avanti, e per questo, in questo topic vi diamo dei consigli per aiutare il forum a salire e a mantenersi stabile ^^

    1. Clikkate sulle pubblicità che appaiono sotto il logo o in fondo alla pagina, aspettate che si carichi la pagina e poi chiudete.

    2. Effettuate delle ricerche interne al forum. Basta che clikkiate sul motore di ricerca in alto a destra sotto il logo.Una volta clikkato su "cerca", effettuate un po di ricerche clikkando i vari link che appaiono nell'elenco della colonna a destra e successivamente clikkate sui link che appaiono a sinistra.Aspettate che si carichino le pagine e poi chiudetele.

    3. Mettere un banner in firma.

    4. Spammare anche solo nei forum che frequentate.

    5. Postate immagini, video, informazioni, download, streaming o altro che si trovano da poche parti. Materiale che scarseggia xD oppure anche cose comuni, sono queste che incrementano le visite!

    Come vedete non sono niente di che, e la cosa bella è che funzionano e aiutano tanto il forum!


    Arigatou Gozaimasu! *fa inchino*
  8. .
    Ciao, benvenuto!
    Io sono Fay, piacere di conoscerti! :3
  9. .
    Non mi piacciono i dolci ma sono davvero carine le idee come quelle dei pesci! xD
  10. .
    Ed ecco anche Beppe!
    Benvenuto!
  11. .
    Benvenuto Valerio!^^
2951 replies since 3/10/2007
.